🔴 LIVE | Petrachi: "Nessuna rivoluzione a gennaio. Con Baroni abbiamo scelto il modulo"
La conferenza stampa del nuovo direttore sportivo granata su CuoreToro

La conferenza stampa del nuovo direttore sportivo granata su CuoreToro
Dopo lo scossone di ieri, Davide Vagnati non ricopre più il ruolo di direttore sportivo del Torino. Al suo posto arriva l’ex dirigente Gianluca Petrachi, che sarà presentato oggi in conferenza stampa. L'inizio della conferenza è previsto alle 12.30, segui la diretta testuale su CuoreToro.it.
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Che risposta ci si aspetta sabato?
La Cremonese mi fa paura. Sarà una gara difficile, Nicola lo stimo. Dobbiamo capire che sabato per noi sarà una partita da coltello tra i denti. Se non lo capiamo, è un problema e sto cercando di farlo capire ai giocatori. Ci sono tre o quattro leader che devono portare dentro i compagni, perché le partite si vincono vincendo i duelli e noi ne vinciamo pochi.
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Il modulo sarà il 3-5-2
Il 3-5-2 sarà il modulo da qui alla fine. Stiamo andando avanti con il 3-5-2 e sarà così fino a fine campionato
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Cos'ha chiesto a Baroni?
A Baroni ho chiesto di fare il Marco Baroni che conosco, tirare fuori tutto ciò che ha dentro. Abbiamo giocato insieme a Lecce: da calciatore era cazzutissimo, da allenatore voglio che tiri fuori ciò che ha dentro. Marco può e deve fare di più. Mi aspetto che la squadra gli somigli. E' un grande lavoratore ed ha temperamento. Nella sua Lazio vedevo la voglia di aggredire, di non stare in attesa, oggi il Toro deve avere un'identità. Pretendo che Baroni trasmetta le sue caratteristiche.
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Sarà un mercato creativo?
Se non sei bravo a farne uscire uno è un problema. Devo essere aiutato a fare collaborazioni furbe e intelligenti. Oggi in tanti vogliono restare, ma devono dimostrarmelo.
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Peggio il momento in cui arrivò con le bombe carta oppure oggi?
Quello fu un momento molto difficile, eravamo in zone basse della B, vicino ai play-out. C'era un tutto contro tutti. Oggi ci dobbiamo rendere che la situazione non è semplice. Alla squadra ho detto che voglio vederli cattivi, con il coltello tra i denti. Dobbiamo renderci conto che distiamo quattro punti dal baratro. Basta dire che questa squadra è forte tecnicamente, perché la squadra deve vincere i contrasti. Se non metti garra, fai fatica, perché non sei metallizzato su un certo tipo di campionato. Contro la Cremonese voglio una squadra che lotti su ogni pallone e vinca i duelli.
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Ci sono già stati colloqui individuali?
I calciatori, quasi sempre, danno tutto anche per le persone che lavorano per loro. Penso a magazzinieri, medici, team manager. Deve scattare l'empatia. Le gioie più importanti sono per la gente che lavora per i ragazzi. Dobbiamo avere compattezza, se un ragazzo non sente cos'è il Toro lo deve capire. Perdere o vincere non è la stessa cosa. Ora partiranno tutti i colloqui con i giocatori, voglio capire chi vuole restare e chi invece no.
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Si può ripetere un ciclo che porti in Europa?
Senza ambizione di poterlo fare, era inutile presentarsi. Voglio risentire i tifosi cantare come al San Mamès, una delle gioie più grandi del mio ciclo. Mi ha lasciato ricordi incredibili. Darò più di ciò che posso per arrivare a obiettivi che il club merita.
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Qual è l'errore che non rifarebbe?
Magari nell'ultimo anno ero in una situazione di stanchezza mentale e mi sarei dovuto confrontare con il presidente. Succede anche tra moglie e marito. Questo è stato l'errore che non commetterei più. Sono qui a riprendermi ciò che ho lasciato.
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Mercato non di rivoluzione, ma di riparazione
Mi sono fatto delle idee. L'idea più importante la sviluppi insieme al tecnico e con lui ho già chiarito alcune tematiche tattiche, come secondo lui è giusto giocare ed eventuali correttivi. Ho passato la giornata con Baroni e mi ha dato linee guida. Non ci devono esser equivoci tattici. Dobbiamo prendere giocatori funzionali. Non sarà una mercato di rivoluzione, ma di riparazione. Magari manderemo via qualche giocatore che nel 3-5-2 trova poco spazio e che aveva più senso con una difesa a 4.
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Come colmare il gap?
Ho notato una cosa e cercherò di lavorarci, ovvero è come se ci fosse un certo scollamento. Il senso di appartenenza è la priorità. Da calciatore non ho capito cosa fosse il Toro, ma da dirigente è stato un altro mondo. Qui si entra in un club diverso. Il senso di appartenenza per tutti i giocatori deve essere rimarcato e bisogna farlo capire. Proverò a farlo comprendere. Voglio risentire quel calore, voglio ricreare quella sinergia, alimentandola con la gente magari.
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Parla Petrachi: com'è nata questa opportunità?
E' bello tornare nella mia casa, dove sono stato per dieci anni. Non ero più tornato a Torino, rientrarci è stato pieno di emozioni. Non è stata una cosa pensata o studiata. Con il presidente Cairo ci siamo sentiti quando il Toro ha giocato a Lecce. Poi, all'improvviso, mi ha fatto percepire che c'era qualcosa che poteva nascere. Voleva capire se fossi pronto a tornare e avessi le giuste motivazioni. io ho risposto che sono nato pronto. Sono arrivato di notte.
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Cairo spiega i motivi del cambio
Entrare nelle motivazioni è relativo. Con Davide rimarrà un rapporto personale buono, ma ho fatto questa scelta. Su vent'anni, tre quarti di presidenza li ho fatti con Petrachi e Vagnati. Il motivo? Ho scelto così. E' una cosa mia personale, non spiego il motivo, quindi pensiamo al futuro.
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Cairo presenta Gianluca Petrachi
Con Petrachi ci conosciamo da tanti anni. Arrivò nel dicembre 2009 e a gennaio 2010 abbiamo iniziato insieme in Serie B. Facemmo un po' di mercato in maniera rapida ma creativa, che non ha impedito di portare al Toro un giocatore come D'Ambrosio per cifre piccole. Si era dato vitalità a quel campionato, con un po' di cose da cambiare, e nel ritorno richiamammo Colantuono facendo 43 punti e recuperando fino al quinto posto vincendo la semifinale play-off con il Sassuolo e perdendo a Brescia con un gol annullato ad Arma che il VAR oggi non avrebbe tolto. L'anno dopo non andò bene, poi con Ventura arrivammo primi e da lì una salvezza in Serie A, successivamente settimi andando in Europa League vincendo le gare eliminatorie fino ai gironi e unica squadra italiana a vincere al San Mamès. Po prendemmo Mihajlovic. Mi dispiacque mandare via Sinisa. Successivamente arrivò Mazzarri facendo grandi cose con un'altra Europa League persa contro un Wolverhampton forte. Ci lasciamo con Petrachi e per un periodo non parlammo più. Grazie a un amico comune ci siamo ritrovati. Con Petrachi c'è stato un bel rapporto da amico, poi la rottura e successivamente un lavoro di mediazione: ci rivedemmo a cena a Milano e il nostro rapporto riprese.
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Prende parola Cairo: il saluto a Vagnati
Presentiamo chi conoscete già. Prima di partire con la presentazione di Gianluca, ci tengo a dire due parole su Vagnati: abbiamo avuto un buonissimo rapporto, fatto un percorso lungo e all'inizio incidentato e faticoso perché arrivò con il COVID. Fu una prima stagione difficile, ma successivamente è iniziato un periodo positivo con campionati di buon livello insieme a Juric. Poi con Vanoli è stato un periodo importante. Ho deciso di fare cambiamento, ma ringrazio Vagnati per l'impegno senza lesinare determinazione e voglia di fare. Gli faccio un grande in bocca al lupo.

