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Pallone Torino FC al Filadelfia
Pallone Torino FC al Filadelfia

Era tardo pomeriggio, e Torino sapeva di ferro e pioggia. Il mercato stava finendo. I venditori chiudevano i banchi, tiravano giù i tendoni, svuotavano cassette di plastica. L’aria portava odore di frutta marcia, di gasolio, e di lana bagnata.

L’ingegnere aveva lavorato tutto il giorno in azienda, tra disegni e riunioni. Continuava a pensare al nuovo modello di auto su cui lavoravano da mesi.
Aveva individuato un grosso problema, che poteva compromettere seriamente la sicurezza di guida.

Aveva provato a dirlo. Nessuno gli aveva dato retta. Alcuni avevano riso.
Qualcuno lo aveva ammonito: certe cose è meglio non dirle.
Là dentro, le verità scomode fanno rumore.

La pioggia aumentò. I venditori si affrettavano a coprire la merce, chiudere, scappare.
Lui rimase un momento solo, con l’acqua che scendeva sul viso. Poi cercò riparo sotto i portici. 

Si respirava un’aria di fermento.
Qualcuno parlava del derby che si sarebbe giocato nel fine settimana.
Un vecchio disse, ridendo: «Se vinciuma stavolta, giuro ch’i vado a pè fin-a Superga, neh! ».


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