Premesso che, in questo particolare momento storico, definire drammatica o catastrofica una mancata qualificazione mondiale (pur se la seconda consecutiva e pur da Campioni d'Europa, come era già successo a Cecoslovacchia, Danimarca e Grecia) è quantomeno indelicato ed inopportuno, ma è indubbio che la sconfitta di Giovedì scorso rappresenta per la nostra Nazionale e per l'intero Paese un fallimento di grandi proporzioni, innanzitutto sportivo e poi economico e di immagine. Avevo già a Novembre 2021 scritto di una riabilitazione del percorso in azzurro di Gianpiero Ventura, eliminato dai Mondiali in Russia per mano della quotatissima Spagna (ai gironi) e della scorbutica Svezia (ai play off), che si giocherà in Polonia il pass per il Qatar, dopo aver estromesso (con un 1 a 0 siglato al 110' dall'ex palermitano Quaison) la Repubblica Ceca di David Zima, uscito comunque vincitore nel duello con Kulusevski. Ben altri avversari rispetto alla Svizzera, trionfatrice del nostro raggruppamento, e alla Macedonia del Nord che ha clamorosamente sbancato il "Barbera", con un goal dell'ex rosanero Trajkovski (il quale ha calcato quel manto erboso, scelto dalla nostra Federazione quale roccaforte inespugnabile, per quattro stagioni), rispettivamente quattordicesima e sessantasettesima forza nel ranking FIFA, per affermare che la colpa di questa rovinosa caduta sia tutta da addossare ad un certo "sistema calcio", ad una scarsa collaborazione con i club e al lavoro poco mirato dei settori giovanili, obbligati a fare i conti con investimenti insufficienti (quei pochi spesso virati su talenti stranieri) e con insegnamenti inadeguati, concentrati più sull'atletismo e meno sulla tecnica.

Molto modestamente, associandomi alla schiera di persone che dopo debacle epocali come quella di Palermo si trasformano in navigati c.t., vorrei sostenere come le prestazioni di alto livello, sempre più equilibrate e perciò sempre meno scontate, vengono decise per gran parte dagli episodi e dai protagonisti. E' chiaro che, se questi episodi non li affronti con la cattiveria e la fame giusta, come quella mostrata per tutta la durata di Euro 2020, e dunque fai errori come quello di Berardi che dopo l'assist del portiere Dimitrievski tenta il tiro a giro anziché avanzare e segnare a porta praticamente vuota, non puoi giustificarti dichiarando che da noi non nascono più i centravanti di una volta. Oppure se rinunci a due elementi che hanno vissuto da primattori la trionfale cavalcata continentale di nove mesi fa, come Pessina (autore del 2 a 0 nel match degli ottavi vinto di misura sull'Austria) e Belotti e preferisci loro Joao Pedro, non puoi lamentarti che la Serie A sia il campionato del vecchio continente che fa giocare più stranieri. Ed ancora se, nonostante la pressione costante e la schiacciante superiorità nel possesso palla il muro macedone resisteva neanche troppo affannosamente, e di conseguenza non si è pensato di cambiare strategia, magari proponendo due punte centrali e modificando il reparto difensivo (inutile, a mio avviso, l'impiego allo scadere di Chiellini), mantenendo, al netto dei cambi fatti ruolo per ruolo, l'ormai prevedibile 4-3-3 fino al fischio finale, non puoi appellarti al fatto che i nostri calciatori hanno poca esperienza internazionale e che la loro crescita è spesso incompleta a causa del vissuto poco prolifico nei vivai. Sorge allora un dubbio: non è che mister Mancini avrà pensato ad un turn over in versione Portogallo, snobbando di fatto il "facile" impegno casalingo, peccando inoltre di presunzione quando, interpellato sull'esito degli spareggi, si affrettava a rassicurare che la sua squadra sarebbe sicuramente partita per la manifestazione in Qatar ? Probabilmente il suo era un tentativo di tranquillizzare un gruppo che percepiva lacunoso di quelle certezze e quella leggerezza che avevano contribuito a renderlo mitico, ma a ragion veduta, non era forse meglio mettere tutti in guardia sul pericolo ferocia e determinazione calanti e sul conseguente rischio di sterilità offensiva (come a Belfast) e di figuraccia ? Stenderei poi un velo sul servilismo dei vari giornalisti nel post partita, tutti ad accodarsi alle impressioni dagli spogliatoi di capitan Chiellini, che riferiva in diretta della imprescindibilità del tecnico jesino per questa Nazionale, esattamente l'opposto di quando, oltre quattro anni or sono, c'era la corsa alla smarcamento dallo sventurato Ventura. A dire il vero però una voce fuori dal coro c'è stata: quella di una giornalista portoghese, presente negli studi Rai, che ha sentenziato come il c.t. Fernando Santos abbia fatto fronte alle numerose e pesanti assenze contro la Turchia (Pepe, Ruben Dias e Cancelo i più importanti) rischiando, sia sotto il profilo tattico che su quello delle scelte iniziali e in corso d'opera, mentre Mancini, pur in presenza di più di un campanello d'allarme, non ha mai rischiato immediate contromisure e questo evidentemente ci ha penalizzato. Poi si può disquisire all'infinito di quanto i giocatori italiani siano spesso economicamente sopravvalutati, di come le società facciano fatica a programmare piani di investimento senza stadi di proprietà e con impianti ed infrastrutture inadeguate e del perché i giovani non si appassionino più come un tempo al gioco pallonaro, costretti a seguirlo dalle TV e dagli smartphone, senza mai un contatto diretto con i propri idoli, visto che assistere ad una seduta di allenamento (dalla quale ammirarli, incitarli e magari salutarli) è diventata pura utopia, fattori che comunque spostano gli indici di gradimento, affievoliscono gli entusiasmi, minano il pathos e con esso la possibilità di competere, anche se, occorre ricordarlo e ribadirlo, in uno sport così tanto situazionale come il calcio, le scelte e gli uomini, con le loro mentalità e le loro conoscenze, fanno al differenza.

Adesso a poche ore dall'impegno di Konya, appreso che Roberto Mancini resterà al suo posto per rinnovare il progetto, dopo la Macedonia non ci resta che assaggiare un caffè turco, particolarmente amaro, ma le cui letture ed interpretazioni dei fondi ci sapranno mostrare se la rivelazione di Qatar 2022 sarà la Croazia, vice campione del mondo in carica, di Brekalo, la Serbia di Vanja Milinkovic Savic e Lukic o la Svizzera di Rodriguez. In ogni caso, almeno per qualcuno, potremo provare a tifare.


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