Presentazione Marco Baroni: tra silenzi e retorica
Presentazione blindata di Marco Baroni. Cairo replica con retorica. Tifosi ancora delusi.

Un annuncio in sordina: media convocati ma in silenzio stampa
Nel pomeriggio di ieri, ultima società di serie A a farlo, è andata in scena la presentazione ufficiale del nuovo allenatore Marco Baroni. La società ha optato per un evento in tono minore, quasi segreto. I media sono stati convocati via email, ma con l’indicazione di non diffondere la notizia. Un approccio che, più che ricucire il rapporto con i tifosi, sembra alimentare una distanza già profonda..
Dopo la premessa passerei ad analizzare i protagonisti dell’evento:
Baroni tra tensione, frasi fatte e diplomazia forzata

Il viso contratto, la postura e il timbro di voce mi hanno restituito l’immagine di un uomo in bilico tra l'esigenza di non criticare la proprietà seduta al suo fianco, evitando giudizi sulla campagna acquisti e, anzi, plaudendo all’apertura a continui confronti e la necessità di accattivarsi la simpatia e l’appoggio dei tifosi con frasi di circostanza che promettono: impegno, sudore e dedizione completa alla causa. Mi chiedo come tutto ciò possa essere trasmesso ad alcuni giocatori che sono geneticamente refrattari all’impegno o ad altri per il quale il Torino è solo un trampolino per poi raggiungere squadre più importanti, Vagnati dixit.
L’impressione è che la retorica del “lavoro sul campo” si scontri presto con una realtà ben più cinica.
Aspetto con ansia la prossima occasione nella quale entrerà in gioco il 4 maggio.
Giornalisti (quasi) silenti: domande scomode latitanti
Tra i giornalisti presenti, solo una voce fuori dal coro - un cronista di Tuttosport - che ha provocato un po' di irritazione ad Urbano Cairo.
All'unica domanda non di comodo: “il Torino potrà mai trattenere i suoi migliori talenti?”. La risposta del presidente Cairo, che ha citato il Napoli capace di vincere pur vendendo Osimhen e Kvaratskhelia, ha lasciato perplessi, tanto che sarebbe valsa la pena sottolineare la differenza: i partenopei sostituiscono i partenti con Lukaku, De Bruyne, McTominay. Il Torino, invece, risponde con Masina, Lovato, Pedersen ecc. ecc.
Urbano Cairo: stesso copione, zero autocritica

Come da copione, l’intervento di Urbano Cairo si è tradotto in autocelebrazione: risultati mantenuti, stabilità finanziaria, strutture riqualificate. Nessun accenno, però, a progetti ambiziosi.
Il confronto, poi, con società oggi sparite dalla Serie A, ha tralasciato esempi ben più virtuosi: chi, partendo dalla Serie C, ha vinto lo scudetto, o chi, con idee chiare, va regolarmente in Europa. Mamma mia cosa sto rischiando, Vanoli ha perso il posto per averlo detto.
Immancabile il riferimento al Filadelfia, quasi fosse merito esclusivo della dirigenza. Poi il Robaldo per il quale verrebbe da dire che la Grande Muraglia è stata eretta in meno tempo.
Conclusione: un déjà vu granata
Quindi tutto come al solito, tra una canzone di Mina (Parole Parole) e un film di qualche anno fa, The Neverending Story, la sensazione è quella di una storia che si ripete. Cambiano gli allenatori, ma non il copione.
Alla prossima fratelli esausti di fede. SFT
Sandro Mellano