Paolino Pulici, 172 gol totali con la maglia del Torino
Paolino Pulici, 172 gol totali con la maglia del Torino

Quarantanove anni. Tanti ne sono passati dall’ultima volta in cui il Torino ha cucito sul petto lo scudetto. Era la stagione 1975/76, e la squadra di Gigi Radice, con Paolo Pulici e Ciccio Graziani protagonisti assoluti, riportava il titolo sotto la Mole dopo l’epopea tragica e gloriosa del Grande Torino. Da allora, tra retrocessioni, ricostruzioni e stagioni da comprimaria, il Toro non è mai riuscito a tornare seriamente in corsa per il tricolore.

Oggi, a maggio 2025, la realtà granata è quella di una squadra che naviga a metà classifica, incapace di inserirsi nella lotta per l’Europa e, men che meno, in quella per lo scudetto. Il progetto tecnico di Paolo Vanoli ha portato solidità e un’identità chiara, ma il salto di qualità sembra ancora lontano. Il Torino occupa attualmente la decima posizione in Serie A, con un rendimento altalenante e una rosa che, pur mostrando sprazzi di talento, non regge il confronto con le big del campionato.

Paolo Vanoli, allenatore del Torino Fc
Paolo Vanoli, allenatore del Torino Fc

Una montagna difficile da scalare

Perché il Toro non riesce a tornare protagonista? La risposta è complessa e chiama in causa diversi fattori. Prima di tutto, rispetto a club come Inter, Milan, Napoli e Juventus, il Torino lavora con risorse economiche più ristrette. Le campagne acquisti sono spesso all’insegna dell’oculatezza, più che dell’ambizione. Grandi colpi non se ne vedono da tempo, e i giocatori di talento, come Bremer o Singo, vengono puntualmente ceduti al miglior offerente.

Inoltre, il presidente Cairo ha sempre gestito il club con attenzione ai conti, evitando spese folli. Una strategia che ha garantito stabilità economica, ma che ha spesso limitato le ambizioni sportive. Il Torino sembra più orientato a mantenere la categoria e valorizzare giocatori, che a costruire una squadra da vertice. Negli ultimi anni, il Toro ha cambiato diversi allenatori e direzioni sportive. Ogni nuovo ciclo è ripartito da zero, impedendo la costruzione di un’identità solida nel lungo periodo. Solo con Juric si è vista una parvenza di progetto, ma anche qui sembra mancare il supporto strutturale per andare oltre un certo livello.

Chance tricolore: una distanza abissale

Anche i bookmakers riflettono fedelmente la distanza tra il Torino e le posizioni di vertice. A inizio stagione, la quota per uno scudetto granata superava i 200 a 1, indicativa di una possibilità considerata praticamente nulla. Persino contro squadre di media fascia, i bookmakers tendono a piazzare il Toro sfavorito in trasferta. Segno che la fiducia degli analisti, oltre che dei tifosi, è ai minimi storici. In questi casi le scommesse sportive servono da specchio di un’epoca: il Torino oggi è percepito come squadra da metà classifica, da underdog nelle sfide di cartello, mai come contendente per i grandi obiettivi stagionali.

Che fare per invertire la rotta?

Eppure, la storia del Toro dimostra che nulla è davvero impossibile. Per tornare almeno a sognare in grande, servirebbe innanzitutto un progetto tecnico pluriennale, con un allenatore scelto e sostenuto nel tempo, senza continue ripartenze. Sarebbe fondamentale investire su due o tre top player d’esperienza, capaci di fungere da guida per i tanti giovani di prospettiva presenti in rosa. 

Allo stesso tempo, la società avrebbe bisogno di una struttura dirigenziale più moderna, in grado di affrontare il mercato e lo scouting con maggiore ambizione e visione strategica. Infine, andrebbe rilanciato con decisione il settore giovanile, da sempre una delle risorse più preziose del Torino, per tornare a far emergere i nuovi “Gigi Meroni” e costruire il futuro partendo dalle proprie radici.

Il Torino non è solo la squadra che fu: è una delle anime più autentiche del calcio italiano. Ma il tempo scorre, e ogni stagione che passa allontana il ricordo degli scudetti conquistati. Per tornare a vincere, serve il coraggio di cambiare davvero. Altrimenti, il tricolore resterà un’emozione da museo, non un traguardo da inseguire.