Duvan Zapata, attaccante del Torino Fc
Duvan Zapata, attaccante del Torino Fc

Il Torino oggi si ritrova. È il giorno del raduno, l’inizio di una nuova stagione. Qualcuno manca all’appello – Guillermo Maripán, Antonio Sanabria, Che Adams, Cesare Casadei – perché la società ha voluto premiarli con qualche giorno di riposo in più, dopo gli impegni con le rispettive nazionali. Ma c’è un volto che vale più di mille assenze. Un ritorno che è più di una presenza: è un simbolo. È Duván Zapata.

Il capitano è lì, di nuovo al Filadelfia, con gli scarpini allacciati e lo sguardo fiero. Non è una presenza qualsiasi. È il ritorno di un uomo che ha lottato, che ha sofferto, che ha stretto i denti e ha camminato – un passo dopo l’altro – verso questo momento. Da quel maledetto 5 ottobre contro l’Inter, quando il ginocchio ha ceduto portandosi via il crociato e i due menischi, sono passati otto mesi. Otto mesi di silenzio, fatica, riabilitazione. Di notti senza sonno, di giorni in cui il campo sembrava lontano anni luce. E invece oggi Duván c’è. È tornato.

Duvan Zapata legge i nomi dei caduti a Superga
Duvan Zapata legge i nomi dei caduti a Superga

Strada lunga e tortuosa

Il percorso è stato lungo. Prima l’operazione, poi il lavoro oscuro, quello che nessuno vede. Ad aprile il ritorno al Filadelfia, accolto da sorrisi, abbracci, speranze. Poi il rinnovo del contratto, fino al 2027: un segnale di fiducia, ma anche di identità. Perché Zapata è più di un attaccante. È un leader. È un uomo che ha scelto di credere in questo progetto. E che questo progetto lo sente suo.

Indelebile resta il 4 maggio a Superga, quando ha letto i nomi degli Invincibili con la voce rotta dall’emozione e gli occhi pieni di gratitudine. Lì, sotto quel cielo sospeso tra storia e destino, Zapata è diventato parte della memoria granata. Uno di noi.

La promessa

Inizio a essere io. In ritiro ci sarò”, aveva promesso a Baroni ai primi di giugno. E quella promessa oggi è realtà. Non è solo una presenza fisica: è un segnale. Zapata è tornato. E con lui torna anche il battito forte di un Torino che vuole ripartire da chi ha sofferto ma non ha mai smesso di credere.

Il cuore granata batte più forte. E ha il volto di Duván.


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