Dopo aver fermato, circa quattro mesi fa, alla Puskas Arena di Budapest, durante gli Europei, i Campioni del Mondo in carica della Francia, martedì scorso l'Ungheria di Marco Rossi ha stoppato con il medesimo punteggio di 1 a 1 anche i vice campioni d'Europa dell'Inghilterra, correndo e pressando in modo forsennato, con una condotta di gara che mi ha entusiasmato. Al cospetto degli uomini di Southgate schierati a trazione super anteriore, con un 4-3-3 che in fase offensiva si trasformava in 4-1-4-1, dove a valorizzare le caratteristiche della prima punta Kane giostrava la tecnica, la velocità, la fantasia e il dinamismo dei vari Foden, Sterling, Grealish e Mount, i magiari hanno sfiorato la partita perfetta, sfidando un avversario più forte e più competitivo con le armi della compattezza, del sacrificio, dell'attenzione nella chiusura di tutti gli spazi unita alla feroce applicazione di un piano gara basato essenzialmente e molto umilmente sul contropiede. La "mission impossible" di espugnare Wembley(come accadde nel lontano 25 Novembre 1953, durante l'amichevole terminata 3 a 6 che ha letteralmente cambiato la storia del calcio con i movimenti del "falso nueve" Hidegkuti e gli inserimenti su tutto il fronte d'attacco di Puskas)per alimentare le speranze di qualificazione a Quatar 2022(a due giornate dal termine il girone I vede la Polonia con 17 punti, alle spalle dei dominatori inglesi con 20, favorita per l'accesso ai playoff)purtroppo non ha avuto successo, ma quello che mi preme far notare è come il c.t. Rossi sia riuscito, in poco più di tre anni, a plasmare la nazionale ungherese a sua immagine e somiglianza.

Nato a Druento 57 anni fa e cresciuto nel vivaio del Toro con cui ha vinto una Coppa Italia Primavera e un Torneo di Viareggio, da sempre incarna i valori e lo spirito granata, caratteristiche che fanno accettare le sconfitte e le delusioni solo dopo aver strenuamente lottato per evitarle, che ha cercato di trasmettere in tutte le sue esperienze da allenatore di secondo piano in Italia, prima di esplodere all'Honved(chiamato nel 2012 dopo un anno e mezzo di inattività, durante il quale aveva perfino meditato di abbandonare la carriera per dedicarsi al mestiere di commercialista)che ha portato a vincere il campionato nel 2017, dopo 24 anni di astinenza, successo che gli è valsa l'assegnazione della Panchina d'Oro Speciale a Coverciano nel Marzo 2018. Questa parabola può essere anche paragonata a quella della sua e nostra squadra del cuore, che dopo due anni tribolati in cui ha seriamente rischiato di sprofondare in cadetteria, sta finalmente ritrovando le sue peculiarità, la lotta, la grinta, il sudore, l'aggressività, la voglia di non mollare mai e di vincere i singoli duelli che mister Juric cerca di instillare quotidianamente nei calciatori e la gara di domani a Napoli, complicata e dal pronostico quasi scontato come quella tra Inghilterra e Ungheria, può rappresentare la cartina tornasole sullo stato del lavoro tecnico, tattico e mentale che viene portato avanti al Fila.

Bloccare la serie di sei vittorie consecutive iniziali degli azzurri(che fa tornare i tifosi ai tempi di Sarri e dei 91 punti), fare breccia nella difesa meno battuta(solo 3 reti subite), intaccare l'entusiasmo riacceso da mister Spalletti dopo la Champions gettata via all'ultima giornata della stagione scorsa proprio per mano del Verona di Juric, spezzare il dominio che giocatori dall'elevato tasso tecnico come Fabian Ruiz, Insigne, Zielinsky, Politano, Mertens e dallo strapotere fisico come Koulibaly, Anguissa, Osimhen e Lozano cercheranno di esercitare non sarà semplice, ma ogni ripresa, dopo una sosta per le nazionali, riserva sorprese e la voglia di riscattare la beffa del derby è tanta. Per contrapporsi con successo al 4-2-3-1 partenopeo, che in alcune fasi della partita muta in 4-3-3, basterà fare gli "ungheresi", per penetrarne la solidità difensiva basterà fare come le squadre di Europa League, che in due soli incontri hanno inflitto al reparto arretrato ben 5 pappine, mentre per abbattere il sogno di Luciano Spalletti di raggiungere e superare il record della Roma di Rudy Garcia delle dieci vittorie iniziali, infranto al Comunale il 3 Novembre 2013 dal Torino di Ventura, basterà che Sanabria, Brekalo o Belotti facciano come Cerci, in attesa che l'ultimo acquisto, il riabilitatore Dott. Salvucci, ci riconsegni al più presto l'organico completo.


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