Ricci si racconta: “Al Toro ho capito che il calcio era un lavoro”
Dalla comfort zone di Empoli alla maturazione con Juric: il centrocampista granata si confessa a Cronache di Spogliatoio. “In Nazionale? Ogni volta un brivido”

Dalla comfort zone di Empoli alla maturazione con Juric: il centrocampista granata si confessa a Cronache di Spogliatoio. “In Nazionale? Ogni volta un brivido”
TORINO – Samuele Ricci si apre come mai prima in una lunga intervista concessa a Cronache di Spogliatoio, ripercorrendo le tappe più importanti del suo percorso: dall’esordio tra i professionisti all’Empoli, fino alla consacrazione al Torino sotto la guida di Ivan Juric. E proprio nel passaggio in granata, racconta il centrocampista classe 2001, è arrivato lo “switch mentale” che ha segnato la svolta.
“Il passaggio dalla Primavera è stato brusco. Non è comparabile neanche con un allenamento con i grandi. Ho notato che vivevo il calcio ancora come un gioco e non del tutto come un lavoro. Questo cambiamento è arrivato quando sono arrivato al Torino: lì ho capito che si faceva sul serio”.
Da quel momento, Ricci ha iniziato a curare ogni dettaglio: palestra, lavoro sui punti deboli, attenzione alla mentalità. E gran parte del merito, ammette, è stato di Juric, tecnico dal carattere forte e dalle idee chiare.
“Era un allenatore completamente diverso da quelli avuti fino a quel momento. Con lui ho dovuto cambiare tipo di centrocampista, diventare più fisico, più completo, più difensivo. Mi ha fatto crescere tanto”.
GLI INIZI A EMPOLI – Ricci ricorda con gratitudine anche gli anni in Toscana:
“L’Empoli è uno dei migliori club per lanciare i giovani, non hanno paura a farli giocare. Sono partito dalla B, ho avuto tempo per crescere e lo hanno fatto con intelligenza. Io non ero un fenomeno, ma ho lavorato tanto. Ho fatto un percorso lineare, ed è stata la mia fortuna”.
L’AZZURRO E IL BRIVIDO DELLA NAZIONALE – E non poteva mancare un passaggio sulla maglia azzurra, che Ricci ha già vestito in più occasioni:
“Ogni volta che vai in Nazionale senti un brividino, un po’ di ansia. Non sei nella routine del club, hai poco tempo per prepararti. È stato incredibile, per esempio, giocare contro la Francia e vedere Mbappé e Griezmann. Ho pensato: ‘E io che ci faccio qui!?’. Ma sono esperienze che ti formano e ti restano”.
Maturo, consapevole, con i piedi ben piantati a terra: Ricci si racconta senza filtri. E il suo percorso, tra sudore e crescita, è la fotografia perfetta di chi ha scelto di non accontentarsi.