Abbiamo ricominciato da dove avevamo finito, cioè abbiamo perso l’ennesima partita senza scoprire il colore della maglia del portiere avversario mentre, grazie al nostro, il risultato non è stato tennistico.

D’altra parte come pensare che le cose potessero cambiare visto che in campo c’erano dieci giocatori che lo scorso anno ci hanno fatto vergognare di tifare Toro?

Come pensare di cambiare le cose se almeno tre giocatori erano fuori ruolo, se Meite, visto che si corre di nuovo, torna a essere quello che sappiamo? Come si può sperare di cambiare in meglio se continuiamo a vedere Zaza fare solo danni?

Però le cose per cui ci siamo rotti i cabasisi sono le dichiarazioni di Presidente, Direttore Sportivo e, purtroppo, anche allenatore.

Ma ci prendete per scemi? Rincon dà garanzie da regista? Il trequartista non è una priorità? La squadra è forte e abbiamo già preso giocatori funzionali per il gioco dell’allenatore?

Basta per favore, il popolo granata è stufo di essere preso per il naso: Rincon non è e non sarà mai un regista con i piedi che si trova. Berenguer è un esterno e, purtroppo, pure mediocre. Questa sera la Fiorentina ci ha massacrati con la qualità, caratteristica a noi sconosciuta. Così vediamo le stesse cose nauseabonde: Zaza che fa finta di impegnarsi entrando in scivolata ad muzzum e non tiene una palla, Meite si muove come avesse i pesi in saccoccia con un atteggiamento di insopportabile sufficienza. Lo vogliamo capire che con questo centrocampo mediocre Belotti sarà sempre costretto a rientrare per trovare un pallone che altrimenti non vedrebbe mai?

Ci hanno detto che Giampaolo ha bisogno di tempo, sarà anche vero ma bisogna dargli gli strumenti per esprimere il suo gioco. Lui però non inizi a fare dichiarazioni che hanno come unico risultato quello di fare infuriare i tifosi, per quello siamo già al completo con Presidente e Direttore Sportivo.

Un’ultima cosa: fossi Sirigu mi presenterei domani con i guanti in mano chiedendo di essere ceduto immediatamente.

Presidente: ci siamo rotti i cabasisi. 

Sandro Mellano


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