C'è una parola magica che determina chi può spendere nel calciomercato di gennaio (e non solo): l'indice di liquidità. E' un parametro introdotto dalla FIGC ed è il semplice rapporto tra le attività correnti e le passività correnti. Detto in soldoni indica la capacità di spesa di un club nel breve periodo. Le società che stanno sopra lo 0,8 possono spendere (attualmente derogato allo 0,6), quelle sotto no, se non con qualche eccezione che spiega, per altro, una serie di polemiche scoppiate tra le società in questo periodo. Vediamole: 1) aumento di capitale che riporta l'indice nell'area verde (è il caso della Juventus con il recente aumento di capitale di 400 milioni) 2) finanziamenti postergati ed infruttiferi dei soci ( l'Inter ha ottenuto l'ok ad un rifinanziamento di un prestito da 250 milioni) 3) cessioni di giocatori. Sei sono le società che, salvo cessioni eccellenti, non possono spendere: Lazio, Empoli, Sassuolo, Bologna, Genoa e Cagliari. Quest'ultima è particolarmente coinvolta in possibili scambi con il Toro, in particolare per Izzo e Baselli. Le uniche soluzioni per consentire questi passaggi sono o il prestito secco oneroso o lo scambio quanto meno alla pari tra giocatori dei due club (da qui l'idea "folle" di Nandez). Ed il Toro come è messo? Discretamente ma non benissimo. Infatti il ripristino di un corretto rapporto tra attività e passività correnti è stato reso possibile solo tramite la concessione di un finanziamento bancario di 30 milioni di euro, durata 5 anni. Ecco perchè anche per il Toro sarà possibile spendere in futuro solo dopo aver venduto o tramite prestiti con diritti di riscatto oltre l'esercizio corrente.


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