Diciamocelo serenamente: il Napoli, tra le cosiddette big, è la squadra che a Torino ha dimostrato la sua maggiore qualità e forza. Né il Milan, né l'Inter, né tanto meno una delle magnifiche sette hanno dimostrato di valere di più della squadra di Juric, negli scontri a Torino. Il Napoli no e ha messo sul campo una qualità superiore che acuisce il rammarico di non aver combattuto sino in fondo con Milan e Inter per la conquista del tricolore. Certamente la partita per il Toro aveva meno motivazioni rispetto alle precedenti, ma conferma una realtà ed una distanza per il momento inconfutabili: pur in un contesto di prestazioni convincenti, il Toro non ha mai vinto contro le prime sette. Rimane solo l'ultima sfida contro la Roma di Mourinho. Torniamo alla partita con il Napoli. La differenza l'hanno fatta un allenatore che ha saputo usare le stesse armi del Toro (pressing e recupero seconde palle) e i suoi interpreti, mettendoci più qualità ed incisività. Nel merito; coppia centrale difensiva da urlo, un grandissimo centrocampista (Anguissa) , un top che fa reparto da solo (Osimhen) con un Mertens di grande intelligenza. Certo il resto del contesto non è da meno. Il Toro ha lottato ma, escludendo l'occasione di Belotti, non ha mai dato l'impressione di mettere sotto i partenopei.

Da qui parte la sfida per provare ad accorciare un pochino le distanze tra il Toro e chi lotta per un posto in Europa. Ci vorrà più qualità, certo, ma anche maggiore consapevolezza, nei suoi interpreti, nel saper leggere le diverse fasi della partita. Senza considerare che già quest'anno, con maggiore cinismo e cattiveria, i granata avrebbero chiuso il campionato non troppo distanti dalle posizioni che contano. La palla ora in mano a società e tecnico.


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