Marengo: stadio vuoto contro Cairo? Ritengo sia pura utopia"
L'avvocato Marengo, con un post su Facebook, ha voluto commentare l'iniziativa di tifosi di disertare lo stadio.

Marengo: contestazione e stadio vuoto
Contestare il masiota dentro lo stadio o contestarlo disertando le gradinate è ormai divenuto un confronto, spesso persino scontro, fortemente diffuso e dividente. Un confronto/scontro che ritengo però sterile ed irreale.
Chi infatti non conviene che uno stadio completamente vuoto sarebbe la miglior forma di contestazione? Certamente nessuno. Siam tutti convinti che nulla sarebbe più impattante e rimarcante la contestazione delle gradinate deserte.
Ma c'è un ma!
Credete che i 6/7 mila supporter (non uso volutamente la parola tifosi) che ancor oggi vedono positiva l'opera del masiota starebbero fuori?
Ritenete che il masiota non si inventerebbe le più strane promozioni, dalla giornata per i calvi a quella per i capelli bianchi, dalla giornata per gli studenti erasmus a quella per i fuori corso, dalla giornata per le puttane redente a quella per i segaioli impenitenti, dalla giornata dei baciapile a quella per i cicloglovo, vendendo loro biglietti ad 1 euro comprensivi di 3 numeri di un suo giornaletto?
Pensate che il masiota non darebbe ordine ai suoi lacchè di obbligare tutti i ragazzini delle giovanili a esser presenti allo stadio con genitori e (se proprio girasse male) nonni?

Ed allora ecco che lo stadio vuoto diviene pura, per quanto bellissima, utopia. In quel catino si conterebbe comunque qualche migliaia di persone.
E non si dica che basterebbe bloccare gli accessi con una sorta di picchettaggio stile anni '80... in meno di 24 ore tutti i picchettanti verrebbero identificati, denunciati e daspati!
Pensare oggi, 2025, che certe pratiche proprie di vent'anni addietro siano ancora attuabili, dopo che nel 2009 il ministro Maroni portò a temine il processo avviato dal ministro Pisanu nel 2005, creando la tessera del tifoso, vuol dire esser fuori dalla realtà, credere in un mondo che non esiste più.

Un tempo nello stadio e nelle aeree adiacenti veniva tollerato quanto era impensabile in altri contesti, Oggi, negli stadi, è invece punito quanto è tollerato in altre realtà. Se in uno stadio si consumassero i reati che ogni sabato sera son ordinarietà della maggior parte delle discoteche (risse, ubriachezza molesta, stupefacenti a gogo), non solo le curve verrebbero chiuse, ma probabilmente il Ministro degli Interni di turno ne ordinerebbe persino la demolizione.
Non è certo arduo vedere nelle attuali politiche di “ordine pubblico” una precisa volontà di render lo stadio da catino di passione a teatro tutt'al più plaudente, mediante l'adozione delle più disparate misure repressive e restrittive, dai biglietti nominativi, alle centinaia di telecamere, al divieto d’ingresso di striscioni senza una prestabilita autorizzazione...
È giusto? Non voglio con questo post dare giudizi su certa politica repressiva, ma solo palesare una realtà fatta di leggi ad hoc, susseguitesi dall'inizio del terzo millennio.
Ed allora ecco in tutta evidenza che quella indiscutibilmente meravigliosa forma di contestazione rappresentata dallo stadio deserto resta solo un miraggio, una, per quanto splendida, irrealizzabile utopia.
Non solo.
Sarebbe persino un'utopia che, se si cercasse di perseguire, andrebbe a tutto favore del masiota, consentendogli di sostenere l'esservi una maggioranza di tifosi che lo amano e riempiono la stadio ed una minoranza che lo contestano...come peraltro ha fatto sino a che dalle curve non si è alzato quell'urlo di rabbia nei suoi confronti, quell'acufene collettivo che ha reso di evidenza nazionale l'astio di una città e di una tifoseria nei suoi confronti, rendendo ogni giorno più arduo al fido Pagliara il cantarne lodi e imprese. Peccato solo che quell'urlo di rabbia e passione, quell'acufene collettivo non giunga anche dai distinti centrali, questa si che sarebbe un'importante chiusura del cerchio.
Pierluigi Marengo