Torino, vent’anni di Cairo: Ziliani critica l’indulgenza di Grasso
La replica dell'ex calciatore all'editoriale del critico televisivo sul Corriere della Sera

Se c’è una cosa che sta unendo sempre di più i tifosi del Torino, è l’insoddisfazione verso il presidente Urbano Cairo. Da pochi giorni si è celebrato il ventesimo anniversario dall’arrivo dell’imprenditore ed editore alla guida del Torino, un arrivo spesso celebrato come il salvataggio del club dal fallimento, senza ricordare però il prezioso intervento dei precedenti sostenitori prima dell’avvento di Cairo. Negli ultimi anni il Torino ha vissuto stagioni lontane dalla sua gloriosa storia, con campionati trascorsi nell’anonimato della metà classifica. Eppure, dalle colonne del Corriere della Sera — giornale che, insieme a La Gazzetta dello Sport, è di proprietà dello stesso Cairo — il critico Aldo Grasso ha commentato l’impatto del presidente sul club, elogiandone soprattutto i meriti e paragonandolo a De Laurentiis, proprietario del Napoli, che ha rilevato anch’egli una squadra fallita ma l’ha portata a risultati ben più significativi.
Puntuale è arrivata la risposta su X di Paolo Ziliani, ex calciatore tra l’altro di Napoli e Brescia, ora opinionista. L’ex giocatore ha voluto prendere le difese dei tifosi del Torino, da tempo critici verso il proprio presidente, e ha duramente attaccato lo stesso Aldo Grasso per l’elogio nei confronti di Cairo.
La polemica di Paolo Ziliani
Nel suo tweet, Paolo Ziliani mette in evidenza un atteggiamento contraddittorio da parte di Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera noto per la sua severità nei confronti di conduttori e programmi tv, ma “sorprendentemente” indulgente con Urbano Cairo, presidente del Torino ed editore dello stesso quotidiano. Ziliani sottolinea come, nel celebrare i vent’anni di presidenza Cairo, Grasso abbia ricordato il salvataggio del club e liquidato le critiche della tifoseria con un “se qualcuno pensa di poter fare meglio si faccia avanti”, un atteggiamento che stride con le stroncature senza appello riservate a figure come Pino Insegno, Carlo Conti o Alberto Angela. Il paragone con altri presidenti, come De Laurentiis a Napoli, rende ancora più evidente la pochezza del ventennio granata sotto Cairo, privo di traguardi importanti e segnato da una mediocrità sportiva che ha stancato l'intero mondo granata.
Per Ziliani, dunque, il pezzo di Grasso appare più un atto di fedeltà all’editore che un’analisi critica obiettiva, soprattutto perché il malcontento non riguarda solo una parte dei tifosi, come sostenuto dal critico, ma l’intera piazza granata. Una piazza che, a differenza di quanto scritto, non è semplicemente “scontenta”, ma profondamente delusa e logorata da anni di promesse mancate, e che non può accettare di vedersi liquidata con tanta superficialità.
Il testo completo
Speriamo che Aldo Grasso non recensisca i programmi tv come ha recensito sul Corriere i 20 anni di presidenza del Torino di Urbano Cairo "Se c'è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti", ha scritto il critico televisivo (e tifoso granata) del Corriere: una formula mai usata, però, per conduttori e programmi tv che da sempre stronca e demolisce senza pietà - Grasso ricorda che Cairo ha salvato il Torino dal fallimento: ma anche De Laurentiis lo ha fatto a Napoli, con la differenza che il Napoli oggi vince scudetti ed è una presenza fissa in Champions League Una cosa è certa: se qualcosa (o qualcuno) non gli piace, Aldo Grasso, da tempo immemore stimatissimo e autorevole critico-tv del Corriere della Sera, non si fa problemi a dirlo. Motivandolo in modo sempre pungente e graffiante com’è giusto che faccia chi per mestiere è chiamato a giudicare (recensire) il lavoro degli altri: nel suo caso, autori e conduttori di programmi televisivi.
Per “Facci ridere” di Rai 2, condotto da Pino Insegno e Roberto Ciufoli, Grasso ha parlato di “uno dei programmi più brutti della storia di Viale Mazzini”, di assoluta mancanza di qualità nella conduzione, di Rai “allo sbando”. “Ne vedremo delle belle” (Rai 1) condotto da Carlo Conti è stato stroncato da Grasso per la sua totale mancanza di innovazione, una sorta di cocktail di format già visti da “Ballando sotto le stelle” a “Tale e Quale Show”, un programma che guarda tristemente e “rigorosamente all’indietro”. Aldo Grasso ha trovato “noioso e prevedibile” il film tv “Io sono la fine del mondo” di Angelo Duro, ha demolito Stefano De Martino, conduttore di “Affari tuoi” (Rai 1), ultimo frontman di una tv rifugiatasi nel grigiore e in fuga dalla creatività e non molto tempo fa ha stroncato il programma di Alberto Angela “Stanotte a Roma” per la totale inattendibilità del racconto della città: “Niente traffico, niente spazzatura, niente cantieri: una cartolina”, ha scritto Grasso ribellandosi a una narrazione che negava, a suo dire, l’evidenza dei fatti. Direte: tutto giusto no? Grasso è il critico televisivo del più importante quotidiano d’informazione italiano ed esercita il suo diritto-dovere di fare il critico senza fare sconti a nessuno.
E se anche il bravo e di solito inappuntabile Alberto Angela racconta una cosa per un’altra, Grasso arriva con la sua penna e lo mette in croce. È così che deve fare un critico che si rispetti. D’accordo su tutto. Se non fosse che martedì, a pagina 53 del Corriere della Sera dell’editore Urbano Cairo, a firma Aldo Grasso - che come noto è da sempre un grande tifoso del Torino - è uscito un articolo intitolato “Cairo e il Torino: una passione lunga vent’anni” letto il quale ti ritrovavi a dibatterti in un coacervo di dubbi atroci. E ti chiedevi: forse Aldo Grasso tifa Torino ma non s’intende di calcio e quindi, a differenza di quando scrive di tv, non sa di cosa parla? O forse sono io ad essermi perso qualcosa e ad avere dimenticato le gesta leggendarie compiute dal Torino di Cairo nell’ultimo ventennio del calcio made in Italy? “Oggi è un ventennio esatto - ha scritto Aldo Grasso nel suo incipit - da quando Urbano Cairo è diventato presidente del Torino, il più longevo della storia granata. Lo so che cammino sui carboni ardenti a parlare di celebrazione: una parte della tifoseria è molto scontenta perchè la squadra non riesce a raggiungere quei risultati che tutti noi, presidente compreso, vorremmo che raggiungesse.
Quando il tifoso è deluso urla, impreca, insulta ma soprattutto diventa allenatore, direttore sportivo, presidente… Se fosse per lui basterebbe poco non dico per vincere lo scudetto ma almeno per andare in Europa: il tifoso sa sempre cosa fare". E dopo avere ricordato che vent’anni fa Cairo salvò il Torino rilevandolo dopo il fallimento della presidenza Cimminelli, Grasso ha concluso il pezzo scrivendo: “Cairo ha salvato il Toro, ha investito nel Toro, crede nel Toro. Se c’è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti. Questo è un Paese in cui tutti vogliono un posto da timoniere, ma nessuno poi ha la minima intenzione di far viaggiare la barca”. Ora, va bene tutto: e mi rendo conto che da giornalista del Corriere della Sera scrivere che Urbano Cairo, editore del Corriere della Sera, è stato per vent’anni una sciagura autentica come presidente del Torino, una rovina senza fine non è facile. Ma da Aldo Grasso ci aspettavamo di più. Intanto perchè se il merito maggiore di Cairo, come dice Grasso, è stato quello di salvare il Torino dal fallimento, la stessa cosa è avvenuta negli stessi anni a Napoli con De Laurentiis; che a differenza di Cairo, ripartito dalla Serie B, ripartì addirittura dalla Serie C, eppure in vent’anni è riuscito a portare il Napoli a livelli altissimi. Da dieci anni il Napoli è una presenza fissa in Champions League, con De Laurentiis ha vinto due dei quattro scudetti della sua storia e quest’anno ha grandi possibilità di arrivare al 5°, che per De Laurentiis sarebbe il 3° in 4 anni.
Detto questo, Grasso - che non è cretino e sa perfettamente quanto avvilente sia stato il ventennio granata firmato Cairo - non può certo cavarsela scrivendo, come ha scritto, “Se c’è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti”. Perchè se il principio vale per Cairo, allora deve valere per tutti: anche per Pino Insegno e Carlo Conti, per Stefano De Martino e Alberto Angela. Sono scarsi? Fanno brutti programmi? Non ci è mai capitato di leggere Grasso dire: “Se c’è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti”. Grasso li ha invece demoliti. Distrutti. Annientati. E insomma, mettiamola così: se Aldo Grasso avesse mandato un certificato medico - come fece l’arbitro Trefoloni ai tempi di Calciopoli dopo essere stato designato per una partita, Roma-Juventus, che aveva l’esito scritto: e non se la sentì, mandò un certificato e a fare il lavoro sporco venne spedito al suo posto Racalbuto -, se Aldo Grasso, dicevo, si fosse giustificato col direttore del Corriere Fontana dicendo non sto bene, non sono in condizione di scrivere l’articolo, avrebbe fatto più felici tutti: i suoi estimatori (tra i quali c’è il sottoscritto) e sopratutto i tifosi del Torino. Perchè - e Grasso lo sa - non è nemmeno vero, come ha scritto, che “una parte della tifoseria è molto scontenta”: a parte Cairo, e Grasso, è l’intero mondo del Torino ad essere molto scontento. E dire scontento è usare un eufemismo.