Graziano Cesari: 'Casadei del Torino è un esempio a cui ispirarsi'
Cesari ha parlato della Nazionale, del nuovo CT Gattuso e dei migliori giovani calciatori italiani.

C’è una decisione arbitrale del passato, tua o di altri, che ha cambiato le regole del calcio?
Sì, e mi riferisco a una decisione di Pierluigi Collina che per me è un fenomeno, un grande fuoriclasse, un arbitro di così grande livello che si cerca sempre di imitarlo ed è avvenuta quando ha invertito il campo nella partita Foggia-Bari del 1997 perché c’erano delle intemperanze.
C’è stato un momento in cui hai capito che saresti arrivato ai massimi livelli del calcio italiano internazionale?
Mai. Ho iniziato questo percorso per caso, perché mi hanno iscritto a un corso, ma da piccolo non pensavo di fare l’arbitro. Ho scoperto però un bellissimo ambiente, con uno spirito di coesione pazzesco. Per me, da ligure, il massimo obiettivo era arbitrare nella mia regione. Allora c’erano i guardialinee e quella era la mia maggiore aspirazione.
Poi la fortuna e tante situazioni favorevoli mi hanno portato ad arbitrare in Serie A, ma non me lo sarei mai immaginato, non era il mio obiettivo. Però forse dovevo smettere prima per evitare tutti i casini che ho fatto…
A quali casini ti riferisci?
Il più clamoroso è l’espulsione di Van Basten in Milan-Roma, ma ce ne sono tanti altri, fa parte del normale percorso di un arbitro.
Nel corso della mia carriera ho arbitrato 170 partite di Serie A, non le ho sbagliate tutte, però in questa professione si ricordano solo gli errori.
Qual è la partita più difficile che ti sei trovato ad arbitrare e perché?
Le partite sono tutte difficili, ma arbitrare i derby è sicuramente una sfida perché sono intrisi di passione, fede e rivalità. A me ne manca uno purtroppo, quello di Genova, ma non mi è stato possibile arbitrarlo. Questo è l’unico grande rammarico della mia carriera.
Se tornassi indietro, cosa cambieresti nella tua carriera di arbitro?
Probabilmente cambierei il mio atteggiamento. Cambiare per migliorare è sinonimo di grande intelligenza. Forse io questa intelligenza non l’ho avuta.
Potevo metterci più motivazione e pormi degli obiettivi più sfidanti, invece ho preso quello che è venuto e forse mi sono anche accontentato. Potevo ottenere di più, ma probabilmente questo era il mio limite. Poi la mia è stata anche una carriera che si è evoluta nei programmi televisivi, che mi hanno dato visibilità. E comunque anche lavorare in televisione per tanti anni non è mica facile!
E’ più difficile arbitrare o commentare gli errori altrui?
La cosa più bella è arbitrare ed è sicuramente anche la più difficile. La cosa brutta è dover commentare gli errori di una professione che tu stesso hai svolto.
In quel caso devi essere onesto, con te stesso e con il pubblico. Non ci sono più 80 mila persone, ma milioni di persone davanti alla televisione e la credibilità è fondamentale, così come la serietà e l’imparzialità.
Fonte: https://affidabile.org/news/graziano-cesari-il-nome-straniero-vende-piu-abbonamenti-e-i-giovani-italiani-non-crescono/