Strategie per la Crescita Sostenibile nei Club di Calcio Moderni
Negli ultimi tempi, le strategie integrate che qualche realtà in Italia e all’estero sta già testando sono diventate centrali nella conversazione.

Sostenibilità nei club di calcio moderni... diciamo che ormai non sembra più un lusso, ma una necessità. Provare a tenere in equilibrio risultati sportivi, conti e impegno sociale: ecco, forse qui si gioca davvero la differenza tra una gloria che dura solo una stagione e un successo che resta. Secondo ciò che emerge dai dati UEFA, sembra che metà delle società di Serie A abbia dovuto rivalutare i suoi schemi di gestione negli ultimi cinque anni—segno che i cambiamenti imposti dall’economia e dalle nuove regole non lasciano molto spazio per le vecchie abitudini.
Negli ultimi tempi, le strategie integrate che qualche realtà in Italia e all’estero sta già testando sono diventate centrali nella conversazione. Ormai sostenibilità vuole dire anche prepararsi al domani, magari persino intuire prima gli sviluppi, e spremere ogni risorsa: settore giovanile, digitale, quel che c’è. Vincere la partita la domenica non basta più—non che non serva, certo—ma si respira l’esigenza di una struttura più elastica, robusta abbastanza da reggere agli scossoni del mercato globale. O almeno, questa sembra essere la tendenza.
Gestione finanziaria e diversificazione dei ricavi
Parlando di economia, non si scappa: la sostenibilità finanziaria resta probabilmente il vero punto di rottura tra chi si affida ancora al caso e chi invece ragiona a lungo raggio. Napoli, per esempio, pare sia in cima in Europa per sostenibilità, avendo decisamente modificato i suoi vecchi modelli. Oggi sembra quasi obbligatorio puntare su più fonti: merchandising, hospitality, digital content valgono ormai il 35% dei ricavi totali in Serie A, stando ai dati Lega Calcio pubblicati a gennaio 2024.
Oltre ai diritti televisivi, crescono le partnership globali che integrano servizi online, tra cui prodotti ispirati al poker e gaming digitale a tema sportivo. Così facendo, il pubblico cambia, si allarga, specie tra i giovani che vedono lo stadio come un’esperienza immersiva—non semplice spettatori, ma protagonisti. Per il resto, la gestione dei salari si affina: tetti interni, bonus solo se portano davvero risultati. Sarà sufficiente? Difficile da dire, tuttavia pare riduca il rischio di crisi e mantenga una certa equità nello spogliatoio. Intanto tutto parte da un budget pensato per assorbire sorprese, senza sacrificare troppo la competitività europea.
Investimenti strategici e infrastrutturali
Arrivati a questo punto, rimandare il rinnovamento di strutture e tecnologie sta diventando sempre più difficile da giustificare. Prendiamo l’Udinese: nel 2023 ha chiuso i lavori al Blue Energy Stadium, inserendo sistemi intelligenti per tagliare i consumi e arrivando quasi all’autonomia sul fronte elettrico.
Un dato interessante è che il 60% dei club italiani avrebbe pianificato ristrutturazioni importanti tra il 2023 e il 2027 (soprattutto su centri sportivi e vivai). E il vivaio? Alcuni lo considerano davvero il patrimonio nascosto di un club: fra il 2021 e il 2024, nelle grandi squadre, sono cresciuti del 18% i ragazzi arrivati in prima squadra—e pare abbia inciso sia sui risultati che sulla reputazione. Al posto delle solite vendite rapide, reinvestire gli utili potrebbe aiutare a costruire basi più solide, meno soggette agli imprevisti del mercato. Anche sul fronte patrimoniale, politiche di riserva più trasparenti sembrano offrire una certa protezione nelle fasi incerte.
Sostenibilità ambientale e sociale
Guardando oltre il campo, l’attenzione si sposta sempre di più all’impatto complessivo della società. Qualche squadra, vedi Juventus o Atalanta, sta già investendo in energie verdi e metodi migliori di gestione dei rifiuti: meno costi, ma soprattutto un modo diverso di raccontarsi, forse più credibile. Negli Stati Uniti il Mercedes-Benz Stadium di Atlanta nel 2024 ha riciclato più del 47% dei rifiuti di una stagione: un dato che può anche essere letto come strategia, oltre che come sensibilità.
L’onda dell’economia circolare sta tocando anche l’Italia, sia con sistemi di recupero dell’acqua piovana sia, per esempio, con iniziative contro lo spreco di cibo nelle hospitality. Però, diciamolo, il vero salto lo danno i progetti sociali: collaborare con enti locali, portare il calcio tra i ragazzi nelle scuole, o costruire iniziative insieme ad associazioni come Save the Children rafforza non solo i legami con la tifoseria, ma apre pure porte all’estero. Dal 2019 la Juventus pubblica ogni anno il bilancio di sostenibilità: ormai diventa una prassi quasi obbligata per chi vuole essere trasparente (almeno sulla carta) con gli sponsor.
Pianificazione strategica e vantaggi competitivi
Sul piano della strategia, il futuro sembra appartenere a chi riesce a pianificare, non solo reagire. I club strutturati—quelli che si definiscono tali, almeno—tendono a suddividere gli obiettivi, chiarire i compiti, coinvolgere non solo dirigenti e staff commerciale, ma anche partner esterni e amministrazioni del territorio. La trasparenza sui risultati e le sfide affrontate rafforza la fiducia di tifosi e investitori.
Forse è un approccio utile proprio nei momenti più difficili. Tra l’altro, sempre più sponsorizzazioni e partnership cercano realtà attente ai temi ESG, club cioè in grado di mostrare dati e non solo promesse su come impattano localmente. I benefici reali? Non basta dire che migliorano l’immagine: chi riesce a tagliare i costi dell’energia, mantenere le finanze sotto controllo e far crescere giovani di valore—insomma, a puntare su più fronti—può contare su una competitività più stabile. Tottenham e Lille, per esempio, fanno pensare che ambiente e business possano convivere senza rinunciare a offrire esperienze di qualità e a tenere fede ai propri valori di base.
Alla fine, si potrebbe dire che la nuova fase per i club di calcio più attenti alla sostenibilità sarà segnata, verosimilmente, da responsabilità, visione e un minimo di trasparenza. Non servono capitali illimitati—conta forse di più la capacità di cambiare direzione quando serve, accumulare vantaggi anche piccoli e provare a restare solidi, presenti, affidabili. Anche se, va detto, il percorso resta tutt’altro che lineare.