E così siamo passati dalla santificazione dell'Italia di Mancini alla sua crocifissione. Se ciò è comprensibile per i famosi 56 milioni di commissari tecnici italiani, meno vale per quei giornalisti, cosiddetti professionisti, che con disinvoltura degna di un numero di Houdini sono passati dall'Italia modello di gioco all'Italia senza futuro. Un sano equilibrio, impersonificato dalla classica " via di mezzo" sarebbe la soluzione più giusta: non eravamo fenomeni quando abbiamo vinto gli Europei, non siamo così scarsi dopo aver perso la qualificazione diretta al Mondiale. Bisognerebbe semmai ragionare sui seri problemi del calcio nostrano: il ricorso perenne a giocatori stranieri, la scarsissima valorizzazione dei prodotti dei vivai sono temi che richiedono risposte adeguate e concrete e non inutili proclami, a prescindere dai risultati della Nazionale, che molto dipendono dallo stato di forma (e di fortuna) del momento.


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