E' stato negli ultimi quattro anni e mezzo uno dei maggiori esponenti della combattività, del mordente, dell'aggressività e della tenacia granata, con quel cipiglio arcigno che incute timore, ma infonde anche carica e slancio emotivo. E' stato (purtroppo) un "gobbo", anche se per una stagione soltanto, quella degli unici titoli conquistati in Italia (Campionato e Coppa Italia), appena prima del suo approdo sull'altra sponda del Po e subito dopo l'esperienza triennale genoana, allenato da Gasperini prima e Juric poi. E' stato, e sarà sempre, El (nuestro) General, ribattezzato così da un giornalista tedesco che notava il suo gesticolare per dare indicazioni ai compagni dell'Amburgo, società che lo ha accolto appena ventunenne in Europa e lo ha accompagnato, con oltre 100 apparizioni in Bundesliga, verso la ribalta internazionale (Tomas è dal 2014 il capitano della nazionale venezuelana, con la quale ha totalizzato 113 presenze e conquistato il terzo posto nella Coppa America 2011). Potrebbe però trasformarsi in una "spia", alla faccia della dedica social che Sanabria, Mandragora e Rodriguez hanno messo in scena subito dopo il 4 a 0 alla Fiorentina ed in barba alle belle parole con le quali Ivan Juric lo ha salutato, in occasione dell'ultima intervista post gara. E sì perché del Toro sa veramente tanto (con 145 gettoni e 6 reti siamo il team che più lo ha utilizzato in assoluto, con una media, se si esclude l'annata in corso, di 34,5 partite a stagione), soprattutto conosce ogni minimo dettaglio del gioco predicato dal nostro allenatore e spiffererà sicuramente il tutto a mister D'Aversa, desideroso di bissare la vittoria del mese scorso che è valsa ai blucerchiati il passaggio del turno in Coppa Italia.

Nel calcio attuale, in continua evoluzione e sempre più soggetto ad essere osservato, studiato, registrato, vivisezionato, catalogato da interi staff dedicati alle match analysis, di segreti non ne esistono più, tra squadre di livello professionistico tutti conoscono vita, morte e miracoli dei rivali, ma Rincon, per nostra sfortuna, sa intimamente delle debolezze e delle piccole lacune dei suoi ex compagni. Starà a loro, al netto di quelli positivi al Covid 19, performare con grande concentrazione e straordinaria scaltrezza, mentre al coach spetterà il compito di mischiare le carte sulle palle inattive (a favore e contro) e sugli assetti tattici necessari per prevalere sul 4-4-2 doriano, privo dello squalificato Chabot e degli infortunati Yoshida e Damsgaard, oltre che dei due giustizieri di Coppa Verre e l'ex ragazzo del Fila Quagliarella.

Alla vigilia di un recente derby El General (che potrebbe essere il primo calciatore di sempre ad aver giocato le stracittadine di Torino e Genova con entrambe le maglie) dichiarò, alla domanda sul suo passato in bianconero, che per lui quella casacca non era particolarmente speciale, rappresentava soltanto quella del prossimo avversario da sfidare. Non credo quest'oggi potrà affermare qualcosa di simile, visto l'attaccamento dimostrato ai nostri colori, ma non illudiamoci, essendo noto il suo carattere e la sua "garra" sarà l'ultimo a mollare, perciò auguriamogli pure di risultare il migliore in campo, a patto che non intralci la nostra voglia di portare a livelli accettabili anche il rendimento esterno (solo 5 punti in tutto il girone d'andata).

Genova, nell'unico precedente granata, non è stata benevola con Juric, ma è qui, per merito del suo coraggio e della sua lungimiranza, che è iniziata la carriera di Pietro Pellegri, che proprio in un Torino-Genoa del 22 Dicembre 2016, subentrando, guarda caso, al posto di Tomas Rincon, eguagliò il record di precocità all'esordio di Amedeo Amadei. Allora perché non procedere alla chiusura del cerchio ? Sotto la Mole lo attende a braccia aperte il padre Marco, team manager che non vede l'ora di rialzare la lavagna luminosa con il numero 64, anche se per ora si dovrà accontentare di esporre il 93 di Fares, giunto ieri in Piemonte con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, dopo che ha visto Genova....


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