Dopo la promozione in seria A del Monza, Silvio Berlusconi ha parlato immediatamente di scudetto e Champions, da portare in Brianza in poco tempo. Vero è che buon parte dello spareggio col Pisa, Silvio se l’è passato dormendo, come riportato dall’irriverente mondo social. Però Berlusconi ha i mezzi e le conoscenze, vedi Galliani, per mantenere la parola. Prima era salita la Cremonese, in mano da qualche anno al Re dell’acciaio Giovanni Arvedi, che di soldi tra Lega pro e Serie B ne ha buttati parecchi, prima di centrare la promozione nella massima serie. Obiettivo ottenuto quest’anno con a capo dell’area tecnica Ariedo Braida. L’ex dirigente rossonero ha costruito una squadra equilibrata, tra giovani speranze e certezze. Avevamo già visto ad agosto in Coppa Italia che era un’ottima squadra quella di Pecchia. A Cremona non puntano i grandi obiettivi dei brianzoli, ma a un campionato tranquillo sì. Se ci mettiamo poi che pure Iervolino da Salerno parla di progetto importante, è chiaro che il livello salirà. Nessun problema basta rispondere colpo su colpo, noi siamo il Toro. Appunto. Abbiamo ad oggi due centrocampisti, Lukic e Seck. Tutto il resto è tornato alla base, certo in alcuni casi per favorire future trattative al ribasso, vedi Mandragora e Praet, ma per ora è tutto fermo. Bremer se ne andrà. Per la porta tanti nomi pochissime se non nulle le certezze. Ma non voglio addentrarmi in situazioni specifiche di mercato, spero solo che Vagnati e Cairo abbiano ben presente che quella del prossimo anno sarà un’altra serie A. Certo poi un paio di domande me le pongo, possibile davvero che Cairo non abbia mai cercato o voluto un imprenditore che lo affiancasse, che insieme a lui cercasse di entrare nella storia, perché se porti il Monza in A per la prima volta, hai mille, duemila brianzoli in festa, ma se vinci al Toro entri nella leggenda e non ne esci più. Magari Urbano ci ha provato ma nessuno ha aderito, almeno questa potrebbe essere la sua versione. Quello che Cairo invece poteva fare, e qui non ci sono scuse, era nominare un direttore generale che non fosse un fantoccio, che organizzasse una società, che assumesse in toto il comando delle operazioni. Perché se a Salerno devono fare un monumento a Nicola, l’anima, lo scheletro della salvezza miracolosa è Sabatini. Quest’estate ci sono movimenti significativi tra i direttori sportivi, D’Amico, Sartori per dirne due, ma noi fermi. Fermi a Vagnati. E alla plusvalenza di Bremer, ultimo regalo di Petrachi.  Ieri è suonata la prima campanella di allarme. Muoversi.


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