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Dove può arrivare il Torino?

Secondo Cilli, il Torino può contare su alcune individualità interessanti, ma i punti interrogativi restano numerosi. In particolare, l’assenza di un attaccante affidabile pesa: Zapata, reduce da un lungo infortunio e non più giovanissimo, rappresenta un’incognita, mentre Adams, seconda punta di ruolo, non garantisce un bottino in doppia cifra.

Il centrocampo appare solido ma privo di quel giocatore in grado di alzare il livello tecnico complessivo, vero limite di una rosa che rischia di restare nell’anonimato.

Marco Baroni è un tecnico capace, ma pensare che da solo possa cambiare il volto della squadra è illusorio. Anche Vanoli, nella scorsa stagione, ha trovato ostacoli evidenti. Per rilanciare davvero il Torino serve di più: idee, investimenti e scelte coraggiose.

Se i nomi restano quelli di Ngonge – discreto, ma niente di particolare – o Colpani – buon giocatore, ma con poca personalità, come visto a Firenze – allora siamo lontani dal salto di qualità.

E giocare nel Torino non è semplice: è una maglia pesante, una piazza che pretende tanto, nel bene e nel male. Serve carattere per reggere la pressione.

Si può migliorare, certo, ma siamo sempre lì: non si va molto oltre. Magari arriveranno delle sorprese, ma non è facile partire ogni anno con la consapevolezza di affrontare il solito campionato. Non lo definirei mediocre, ma sicuramente privo di grandi ambizioni.

Tutto dipenderà dalle scelte della società, della proprietà, del presidente Urbano Cairo, che negli ultimi tempi è stato spesso contestato. Probabilmente anche lui si è reso conto che, per ambire davvero a qualcosa di diverso, servirebbe una rivoluzione. E tanti, tanti soldi.

Staremo a vedere. Ma oggi, così com'è, questo Torino difficilmente può andare oltre il solito 10º, 11º o 12º posto.


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