La Comproprietà nel Calcio Italiano: Storia di un'istituzione tutta nostra
La storia incredibile della comproprietà nel calcio italiano: tra buste, colpi di scena e il caso Paolo Rossi. Un'era finita nel 2014.

Quando c'erano le comproprietà

È l'estate del 1959 ed il calcio italiano ne inventa una delle sue: la comproprietà, ovvero io compro un calciatore da te e poi te ne vendo la metà, a fine stagione decideremo il da farsi, magari rinnovando l'accordo, oppure uno acquisirà la parte dell'altro, o ....
Ebbene sì, è anche successo, e non di rado, che nessuno dei due volesse più il fenomeno ed ecco allora un'altra trovata: le buste ove inserire la propria offerta e nel giorno stabilito per l'apertura ecco risolto il dilemma.
Più passavano gli anni e più sui giornali cresceva lo spazio riservato ai risultati delle buste, spesso con situazioni eclatanti, a volte al limite del paradossale e c'è chi si è aggiudicato il calciatore scrivendo zero, dato che l'altra parte neppure ha presentato la busta.
I Casi Celebri: Da Paolo Rossi alle Offerte da Zero Lire

Trattandosi di professionisti ovviamente i nomi erano tanti e la maggior parte di secondo piano, ma alle buste è persino finito un certo Paolo Rossi, a metà tra Vicenza e Juventus, con i veneti che si aggiudicarono quello che ancora non era Pablito.
La Fine di un’Epoca: L’Abolizione nel 2014
Nel maggio 2014 la FIGC decide che le comproprietà devono andare in archivio sin dal mercato estivo di quell'anno ed i contratti in essere risolti al massimo nell'estate successiva.
Finisce così un'era, tutta italiana, ma solo per cambiare formula, con prestiti a cui si aggiungono diritto oppure obbligo di riscatto, con corollari sempre più arzigogolati, così che titolari fissi all'improvviso spariscono dalla scena, magari per negoziare condizioni più vantaggiose .... e poi ci si lamenta se un calciatore sotto contratto batte cassa ad ogni rete segnata o, il giorno dopo la firma vuole andarsene per una scelta di vita!
Maurizio Vigliani